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Etichetta Columbia Records, Copertina arancione e faccia di Miles Davis che sorride. Questo era il disco di Miles intitolato Miles Smiles,  uscito nel ’66, in un periodo nel quale Miles aveva formato il suo secondo grande quintetto composto da Wayne Shorter, Herbie Hancock, Ron Carter e Tony Williams. Praticamente dei nomi da pelle d’oca.

Difatti, oltre al suo stile inconfondibile, al suo genio compositivo innovatore, e al suo infinito universo espressivo, Miles era un grande “capo d’orchestra”. Aveva una capacità incredibile nello scoprire i talenti e portarli ad una maturità espressiva di altissimo livello, tanto da poter definire alcuni di loro fra i più grandi musicisti jazz di tutti i tempi.
Dopo 46 anni, sul palco del Blue Note Milano, martedì 9 ottobre è arrivato questo progetto chiamato proprio Miles Smiles, che, nel rispetto delle storiche formazioni di Miles, non poteva che godere di un cast stellare, composto per la maggior parte da musicisti che hanno collaborato proprio con Miles durante la sua carriera.
I nomi erano: Wallace Roney alla tromba, Rick Margitza al sax, Larry Coryel alla chitarra, Joey DeFrancesco all’organo Hammond, Victor Bailey al basso, e per finire, Omar Hakim alla batteria.
A livello emozionale, la serata è stata bellissima, perchè ognuno di loro era di un livello così alto che qualsiasi nota uscisse dai loro strumenti, aveva un senso ed era capace di provocare emozioni. E poi, non parliamo di note qualsiasi, parliamo di pezzi di Miles, fra i più famosi, e la riuscita della performance era praticamente garantita.
Però non definirei questo progetto un vero e proprio “concerto”, ma più una “incredibile Jam” di all stars, che erano lì sul palco per divertire e divertirsi. Si alternavano i giochi, ora fra il groove elettrico della chitarra di Larry Corryel e le funamboliche evoluzioni dell’hammond di Joey DeFrancesco, ora fra il penetrante basso di Victor Bailey e la carica della batteria di Omar Hakim, per poi lasciare spazio alla poetica tromba di Wallace Roney e all’energico sax di Rick Margitza che, in maniera alternata diventavano protagonisti della scena. Incredibile finale in un esplosivo ensemble, sulle note di ‘Jean Pierre’.
È stata un’esperienza sensoriale, la tromba e il sassofono ti colpivano al cuore, il basso dritto nello stomaco, la chitarra scivolava sulla schiena, l’hammond faceva vibrare le gambe e la batteria elettrizzava le dita!
L’elemento della band che forse più di tutti si è esposto, e che si è dedicato seriamente all’interpretazione del ruolo che stava impersonando,  tirando fuori la sua anima, la sua passione, e l’incredibile energia dei suoi fraseggi, è stato Rick Margitza.

Mi ha sorpreso la scarsa affluenza di pubblico, per uno spettacolo che meritava il sold out. Se vi capita di ritrovarvi in una città dove è di passaggio il loro tour, non lasciatavi sfuggire l’occasione di ascoltarli!

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Wallace Roney, ha fatto parte di numerose formazioni jazz, suonando con Tony Williams, Ornette Coleman, Art Blakey, Elvin Jones, Philly Joe Jones, Walter Davis Jr., Herbie Hancock, Jay McShann, David Murray, McCoy Tyner, Sonny Rollins, Curtis Fuller, Carole King, Joni Mitchell, e Dizzy Gillespie. Wallace deve il suo successo, oltre al suo talento, anche alla fortuna di aver appreso e approfondito l’arte del jazz direttamente da grandi maestri, primo fra tutti il suo mentore e amico Miles Davis. La loro amicizia nasce nel 1983 al concerto di gala organizzato alla Carnegie Hall in onore di Davis. Il grande musicista jazz sceglie Wallace per dividere con lui il palco nella storica performance di Montreux nel 1991. Wallace Roney ha organizzato un tour in tributo di Davis subito dopo la sua morte, suonando con Herbie Hancock, Ron Carter, Wayne Shorter e Tony Williams.

Rick Margitza nato a Detroit, e cresciuto in una famiglia di artisti, comincia giovanissimo lo studio della musica. Invogliato dal nonno paterno, violista gypsy ungherese, studia violino dai quattro ai dieci anni, quando la musica Charlie Parker lo affascina a tal punto da spostare i suoi orientamenti verso il sassofono. Da quel momento in poi lo studio dello strumento è stato al centro della sua vita. Ha suonato e registrato a New York con McCoy Tyner, Bobby Hutcherson, Tony Williams, Eddie Gomez, Chick Corea, Maria Schnieder, Martial Solal, Dave Douglas e Miles Davis, ma si è anche distinto con la sua band in diversi festival in tutto il mondo. Ha all’attivo dieci album che comprendono sue composizioni. Attualmente vive a Parigi.

Joey DeFrancesco è nato a Springfield, in Pennsylvania, anche lui figlio d’arte: il nonno e il padre John erano entrambi musicisti. Ha cominciato a studiare il pianoforte ma poi è diventato un virtuoso dell’organo Hammond. Oltre alle tastiere suona ottimamente anche la tromba, utilizzando un bocchino che gli è stato donato da Miles Davis, e non disdegna il canto. All’età di dieci anni fa già parte di una band, con la quale si esibisce al fianco di grandi musicisti come l’organista jazz Jack McDuff. A soli diciassette anni Miles Davis gli propone un ruolo nella sua band, con la quale intraprende un tour europeo ed incide nel 1989 il disco Amandla. Col batterista Dennis Chambers, vede però l’apice del successo ed entra a far parte dei Free Spirits, power trio di John McLaughlin. Nel 2010 ha pubblicato l’album Never Can Say Goodbye: The Music of Michael Jackson, album dedicato al Re del Pop scomparso l’anno precedente.

Considerato a livello mondiale come uno dei migliori batteristi presenti sulla scena da oltre tret’anni, Omar Hakim è apprezzato per la sua versalità e per la sua potenza musicale.
Nato a New York da una famiglia di musicisti, affianca da giovanissimo suo padre nella Duke Ellington and Count Basie band. L’amicizia di suo padre con John Coltrane gli permette di passare molto tempo con Elvin Jones e Art Blakey. Durante la sua carriera Omar ha preso parte a concerti e registrazioni con David Bowie, Miles Davis, Dire Straits e Sting, George Benson, Lionel Richie, Chaka Khan, Anita Baker, Bruce Springsteen, Michael Jackson, Celine Dion, J-Lo, Mariah Carey e Madonna.

Ex bassista dei Weather Report, Victor Bailey ha iniziato la carriera solista nel 1988. Bailey ha frequentato la Berklee college of music di Boston e la sua fiorente carriera l’ho ha visto a fianco di numerosi artisti quali: Omar Hakim, Sonny Rollins, Miriam Makeba, Larry Coryell, Lenny White, Mike Stern, Dennis Chambers, Poogie Bell, Weather Report, Michael Brecker, LL Cool J, Kenny Garrett, Jim Beard, David Gilmore, Lady Gaga, Madonna, Mary J. Blige, Steps Ahead, Sting, Hamiet Bluiet, Olu Dara, Don Alias, Sadao Watanabe, Michael Urbaniak, Ursula Dudziak, Roy Haynes, Tom Browne, Bobby Broom, Kenny Kirkland, Bernard Wright, Donald Blackman, Rene McClean, Kevin Eubanks, Tommy Campbell, Kenwood Dennard, Delmar Brown, Najee, Bennie Maupin, Patrice Rushen, Rayford Griffin and Nick Smith, Scott Peaker e David Fiuczynski, giusto per citarne alcuni!

Larry Coryel è nato a Galveston Texas. Dopo un periodo universitario trascorso a suonare con varie band, Nel 1965, si trasferisce a New York, dove entra a far parte del quintetto di Chico Hamilton, in sostituzione di Gabor Szabo. Nel 1967 e nel 1968, ha registrato con Gary Burton. La sua musica durante la fine degli anni 60 e l’inizio degli anni 70 divenne un miscuglio fra le influenze del rock, del jazz e della musica orientale. Ha formato il suo proprio gruppo, The Eleventh House, nel 1973. Dopo lo scioglimento di questa band, Coryell suonava la chitarra prevalentemente acustica, ma tornò alla chitarra elettrica più tardi nel 1979, con "The Guitar Trio", trio formato dal chitarrista jazz fusion John McLaughlin e chitarrista di flamenco Paco de Lucia. Nel 2007, Coryell pubblicato un’autobiografia dal titolo Improvvisazione: My Life in Music.

Mariagrazia Giove